a gibuti (corno d'africa)
Da alcune settimane vivo in altro mondo. Evidentemente, tanti segni me lo fanno capire subito. Già, trovarmi, in pieno febbraio, con 30° di calore al giorno, come da noi in piena estate e una umidità all’80%, visto che a pochi passi si sentono danzare, ben ritmate, le onde dell’Oceano Indiano. Qui sembra chiamarsi ancora golfo di Aden…
E sono accolto al vescovado. Appena entrato per il gran portone, serio e imponente, ci si imbatte subito in una serie di cartoni, lungo il corridoio. Dentro, i depliant per la campagna contro le mutilazioni genitali femminili. Sono per la Caritas, qui vicino: infatti, all’entrata, un cartellone evoca già il problema. Un’enorme lametta, un disegno di bambina tra gocce di sangue, una scritta in lingua somali.
Ecco una Chiesa impegnata a evangelizzare, mi dico, umanizzando una cultura e una tradizione. Vi scopri l’attenzione a tutto l’Uomo. Come a tutti gli uomini, che qui fanno parte del grande mondo musulmano, pur trattandosi, in questo caso, di donne…
(Da Lettere da Gibuti, Edizioni Messaggero 2009)