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VIVERE OLTREFRONTIERA
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5 octobre 2008

vangelo e multiculturalita'

il mondo bus_redin casa

È la mia domenica a Londra. Al mattino, alla prima messa, è una valanga di portoghesi che invade la chiesa del Redentore di Brixton Road al Centro Scalabrini. La chiesa è zeppa, i bambini sono seduti anche sui gradini dell’altare, ma in fondo c’è ancora gente in piedi, nonostante tutto. “O povo de Deus no deserto andava” incomincia come un boato trionfale, solido e sicuro, cantato con tutte le fibre dell’anima e un commovente senso di popolo. È la loro storia che cantano, storia di migranti portoghesi: il deserto lo stanno  vivendo ancora, dispersi come schegge da una ventina d’anni in un'immensa metropoli. Leggo il Vangelo sulla vigna del Signore, mentre i chierichetti danno svelti ad ognuno un grosso chicco d’uva nera o bianca. L’omelia è tutta nel raccomandare loro: masticare lentamente, assaporare interiormente, scoprirne il segreto... Dolcezza e amarezza, una dopo l’altra, emergono, così, come le qualità proprie di un'esistenza. E' solo un grano d’uva, ma e' il concentrato del lavoro dell’uomo, delle qualità della terra, delle battaglie di una vigna, di un innesto e una potatura sofferti, dello sguardo di Dio... Il tutto, una splendida parabola di ogni vita migrante. Una bella catechesi per questi adulti oggi, che prosegue poi nelle sale per i loro trecento e venti ragazzi...

Arrancando a fatica, sulle gradinate della chiesa ecco alle 11.00 arrivare... i nostri, gli italiani! Da molte decadi vivono a Londra, l’età è ormai ben alta... ma la fede pure, fortunatamente. Cantano gagliardi, soprattutto gli uomini, provenienti dal nord Italia con voci di vecchi alpini. Ci sono solo due bambine sperdute, ma al posto d’onore: sono chierichette. Chiesa discretamente colma, assemblea calma. Alla fine breve e tranquilla processione alla Madonna in un angolo illuminata di ceri; qualche attimo di emozione: il culto della mamma, e' vero, fa parte della nostra cultura. E si arriva giusti a mezzodi'... per l’aperitivo accanto, al bar della Missione: rito che i nostri consumano con piacere tra chiacchere nostrane. Anche questo fa parte di noi.

La chiesa si riempie e si svuota lungo tutta la giornata domenicale: individui o popoli diversissimi si alternano davanti allo stesso Dio, il Dio di Abramo. Dopo tante Missioni che ho incontrato è questa una delle rare che ha allargato la sua tenda, facendosi la casa di tutti e invitando a sentirti parte di varie culture. Per tutti tu sei il loro “my father” ed e' sempre qualcosa che ti tocca dentro.

E così, nel pomeriggio celebro ancora per un'altra gente. Uno stuolo di ragazze filippine entra nella chiesa degli italiani come un dolcissimo tsunami. Alcune formano una piccola orchestra, altre il coro, altre poi le danze, qualche filippino ancora e... la chiesa e' presto piena! Molte si trovano nelle sale della Missione già dal mattino, perchè l'hanno eletta come il loro nido: qui si incontrano, scambiano informazioni, pranzano, allestiscono un recital sul loro Paese. Moltissime sono badanti nelle famiglie inglesi, attualissima vita di esilio e di solitudine. E qui riprendono le forze... coltivano la vigna della loro cultura, il terreno della loro fede. Cosi', nella messa serale in inglese e tagalog mi trovo ad abbandonarmi ad occhi chiusi a un inedito surf sulle onde di canti delicati e melodiosissimi che sanno di altri mari,  che respirano altre terre...  Ma a tarda sera, il famoso doppio bus rosso di Londra se le porta a casa tutte. A dire il vero, è la città che se le porta via dalla loro casa, che ormai è la nostra Missione. Coraggio, domani è... monday, si lavora! Cosi', ogni domenica sera, il mondo se ne va.

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  • Viaggio tra testimoni di spirito fraterno e di forza interiore: da Bose... al Sahara. Come filo-rosso i valori scalabriniani: l'empatia, la solidarietà con chi ha superato FRONTIERE, vive da MIGRANTE o da FRATELLO universale...
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