Bose: comunità ecumenica e monastica
Su una collina. Lungo la serra morenica, tra Biella e Ivrea, ai piedi delle montagne piemontesi, imbiancate in questi giorni di neve. Una chiesa, un gioiello d’arte romanica popolaresca del X secolo, conosciuto in tutta la regione. Poi, il paese tutt’attorno nel ‘300 emigró sulla cresta della collina. Luogo piú sicuro, a un chilometro di distanza. Restó sul posto la chiesa solitaria, abbandonata, stupenda per le sue pareti di sassi, le sue linee severe. Un campanile leggero si inerpica nel cielo, con doppie esili trifore e altri decori. Graziosissime. Ricordo di mani sapienti, di menti raffinate di artisti muratori, diventati, ormai, essi stessi terra di questi luoghi. Restó in piedi la loro opera. Una vera meraviglia. Come, non lontano, un’altra meraviglia, ma opera di Dio. Un’antica cascina di campagna. Trasfiguratasi, anni fa, in un luminoso monastero. Bose...
(Da Parole dal deserto, Edizioni Paoline 2009 fotolibri)
un eremo
un eremo sugli appennini
Lo contemplo dall’alto. Da una delle tante cime, che lo coronano tutt’intorno, segnata da una rustica croce in legno. A braccia aperte, consolatrice. L’antico eremo è appollaiato su un crinale, a mille metri di altezza. Circondato, anzi protetto, come un tesoro. Quasi un nido d’aquila. Emerge da questi boschi soffici, estesi, di castagni rigogliosi dell’Appennino tosco-emiliano. Il silenzio è perfetto. Verdissimo. Sí, perché il silenzio stesso prende il colore del luogo, che lo accoglie. E abbraccia intimamente, in un unico corpo, lo spazio che lo sposa. Prima di arrivare all’eremo, tutt’intorno, a rispettosa distanza, una scritta. In caratteri eleganti, vi invita quasi con dolcezza: Entrate nel silenzio. Eremo di Gamogna. Fare silenzio è sempre un dolce invito. Non si puó imporlo urlando, per non entrare in contraddizione. É un invito calmo, seducente. Perché è entrare in un regno: quello dell’ascolto. E il primo a mettersi in ascolto sarà proprio colui, che invita gli altri a farlo. Un cammino, che sarà sempre in tre momenti. Il primo, quando si entra. Poi, quando lo si abita e si resta nella pace. Infine, quando si esce. Per prendere dimora nel silenzio, è vero, c’è sempre una soglia da varcare…
(Da Alla ricerca del tuo deserto perduto, Edizioni Paoline 2009, prossimamente in libreria)